Una fossa biologica serve a regolare l’eliminazione delle acque reflue quando l’edificio non è collegato ad una rete fognaria. La fossa biologica dunque svolge le normali funzioni di una fognatura; è una fossa interrata e statica in cui si accumulano le acque reflue (liquami) e grigie (le acque degli scarichi ma non pluviali), ovvero i rifiuti liquidi e solidi prodotti dalle persone.

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Quando si utilizza una fossa biologica

Si utilizza la fossa biologica in campagna o nelle zone isolate, nelle zone di montagna o di piccoli comuni che difficilmente vengono raggiunti dal sistema fognario cittadino o semplicemente quando la rete di scarico delle acque reflue non è presente. Ricordiamo che la fossa biologica deve essere scaricata per la sua manutenzione.

Costruire una fognatura in tutti questi casi sarebbe anche molto costoso (a volte anche difficile per altre motivazioni) ma è comunque necessario che ci sia un sistema che elimini le acque reflue proprio per l’igiene della abitazione.

Ecco quindi che c’è la fossa biologica, che si può installare con le opportune autorizzazioni e di cui comunque è necessaria anche una corretta manutenzione.

Per la fossa biologica la normativa prevede che debba essere interrata almeno a un metro e 20 centimetri di profondità e a un metro di distanza dalle fondamenta del terreno.

Ovviamente deve essere posizionata esternamente ai muri dell’immobile, poiché deve essere possibile ispezionarla. Esistono diverse tipologie di vasche, anche a seconda del periodo in cui sono state posate.

In passato le più utilizzate sono state quelle in cemento ma recentemente si è iniziato a usare quelle in vetroceramica, che sono più resistenti di quelle in plastica.

Per quanto riguarda il modo di funzionare, ci sono due tipologie di fossa:

quella tradizionale, che si ricollega alla rete fognaria principale
la cosiddetta fossa Ihmoff, utilizzata invece quando non è possibile raggiungere un impianto fognario cittadino.